Il multitasking ci cambia il cervello
Struttura cerebrale modificata dall'uso dei nuovi strumenti
I nuovi strumenti tecnologici che usiamo per la comunicazione e per il tempo libero avrebbero un effetto maggiore di quanto pensiamo sul nostro cervello. L'uso di smartphone, tablet e computer, secondo una ricerca pubblicata su Plos One da un team dello University College London e dell'Università del Sussex, produrrebbe una diminuzione nella densità della sostanza grigia cerebrale.
La diminuzione della sostanza grigia che colpisce la regione del cervello nota come corteccia cingolata anteriore, potrebbe non essere del tutto una cattiva notizia.
Gli scienziati hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale 75 giovani adulti in salute che avevano risposto a un questionario su quanto e come utilizzano i dispositivi multimediali più recenti, e poi quelli “tradizionali” come la tv e la carta stampata. È stato analizzato anche il ricorso a una serie di applicazioni come i social network, i social network, i servizi di messaggistica, i videogiochi e la navigazione su internet.
Dalle risonanze è emerso che l'utilizzo quotidiano di un numero elevato di dispositivi multimediali ha creato una riduzione della sostanza grigia in quella regione che è preposta alle funzioni di controllo emotivo.
Uno degli autori della ricerca, il dott. Kepkee Loh, commenta: “essere 'multitasking' sta diventando sempre più diffuso nella nostra vita. Il nostro studio è il primo a rivelare i legami tra i nuovi media digitali e la struttura del cervello. Questa potrebbe essere modificata anche da una prolungata esposizione del cervello a nuovi ambienti ed esperienze, come accade con i dispositivi multimediali. I percorsi neurali e le sinapsi possono cambiare a causa di nuovi stimoli esterni”.
Ma il rapporto potrebbe anche essere inverso, vale a dire che le persone con una sostanza grigia meno sviluppata sin dalla nascita hanno un minor autocontrollo e una maggiore impulsività, elementi associati alla curiosità nei confronti delle nuove tecnologie
.
Questo assottigliamento è in fin dei conti positivo o negativo? Non si può stabilire con esattezza, dal momento che entrambi gli eccessi – troppo o poco autocontrollo – risultano dannosi.
Quel che è certo è che l'interesse verso la tecnologia, quando non diventi una sorta di dipendenza, ha un effetto “immunizzante” nei confronti delle malattie neurodegenerative dal momento che il cervello rimane sempre molto stimolato.
Un'altra ricerca della Carroll School of Management di Boston firmata da Adam Brasel e James Gips pone invece dubbi sugli effetti prodotti dal multitasking, sentenziando che non può che distrarre. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori – che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking –hanno registrato lo sguardo di un gruppo di volontari che utilizzavano contemporaneamente televisione e computer, senza alcun vincolo. Spiega Brasel: “ci aspettavamo che l'utilizzo simultaneo di questi due mezzi portasse a una riduzione dell'attenzione, ma non credevamo fino a questo punto. In 27 minuti i volontari in media hanno spostato 120 volte gli occhi da uno schermo all'altro, senza peraltro rendersene conto: quando abbiamo chiesto loro quante volte erano passati dalla TV al Pc e viceversa, hanno dichiarato di averlo fatto una quindicina di volte al massimo. Dieci volte meno rispetto a quanto era accaduto in realtà. E pur togliendo gli sguardi rapidi, di durata inferiore a un secondo e mezzo, restano comunque 70 cambi di attenzione nella mezz'ora di test”.
Stando a quanto afferma un'altra ricerca, questa volta francese, l'organo che garantisce tutte le nostre attività non riuscirebbe a pensare o a compiere più di due azioni per volta. Quantomeno non riuscirebbe a farlo senza scadere nella mediocrità.
A sostenerlo, ricercatori guidati da Sylvain Charron dell’Institute National de Santé et de la Recherche Medicale e da Etienne Koechlin dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi, i quali hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla prestigiosa rivista Science.
Correre dietro a decine di cose – scrivere una mail, rispondere al telefono, ascoltare musica – nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, con il risultato che molte cose e informazioni ci scivolano addosso senza incidere in profondità.
Secondo i ricercatori francesi, che hanno chiesto a un gruppo di volontari di adempiere a un compito e in seguito a due compiti simili nello stesso tempo, tutto ciò è innaturale e dannoso per il nostro cervello. Osservati durante lo svolgersi dell’esperimento attraverso la risonanza magnetica, i volontari hanno mostrato come una semplice mansione coinvolgesse diverse zone neurali di entrambi gli emisferi, mentre dovendo far fronte a due compiti diversi, il cervello si divideva a metà, dedicando ad ogni compito un emisfero. La parte che si occupa delle funzioni esecutive, il lobo frontale, non può sostenere più di due azioni nello stesso istante.
I neurologi francesi, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Science, affermano: “il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento”.
Ciò spiega, secondo Keochlin, “perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme. Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale”. Il principio è valido anche per il pensiero e non solo per le azioni e quindi sarà meglio pensare e fare una cosa alla volta per bene, che più cose male. Com’è noto, la quantità influenza la qualità.
Nessun commento:
Posta un commento