Leggere su uno schermo ci rende stupidi?
Avete notato anche voi che quello che leggete su uno schermo (di computer o tablet o telefonino) vi rimane meno impresso di quello che leggete su carta? Non è una vostra impressione: secondo molte ricerche, leggere su uno schermo ci rende in un certo senso inevitabilmente stupidi.
Non date la colpa al fatto che non siete “nativi digitali” e siete stati abituati da bambini a usare la carta, mentre lo schermo è arrivato dopo e quindi è meno naturale: la stessa differenza è stata notata anche fra i giovani.
È stato osservato ripetutamente, a livello di ricerca, che su uno schermo la velocità di lettura e la profondità di comprensione del testo sono inferiori rispetto alla carta: un dato che impensierirà chi vede il tablet sostituire il libro di testo nelle scuole. Nel corso degli anni, con il miglioramento della qualità e leggibilità degli schermi, la differenza si è ridotta, ma il problema rimane.
Una possibile spiegazione, riassunta su Discover, è che la lettura non è un processo astratto di semplice ingestione di parole: il suo contorno influisce sui processi cognitivi. Per esempio, si è visto che un font poco leggibile paradossalmente migliora la comprensione del testo. È come se il cervello, facendo fatica a leggere le lettere, si attivasse maggiormente per capire meglio anche il senso di quelle lettere. Invece un testo scritto in un font ad alta leggibilità viene analizzato più superficialmente.
Inoltre si sostiene che un libro cartaceo offre stimoli sensoriali che mancano quando si usa uno schermo: il suo peso lo rende subliminalmente più importante rispetto a una pagina eterea sullo schermo di un tablet, il suo spessore ci dice a che punto siamo del testo e la sua suddivisione in pagine fisiche ci offre una chiara mappa spaziale delle informazioni. Sappiamo tutti come si sfoglia un libro, perché c'è uno standard unico: per contro, manipolare uno schermo, con i suoi comandi non sempre intuitivi e differenti da un dispositivo all'altro, è una distrazione che ostacola la comprensione. L'interfaccia standardizzata e intuitiva, insomma, è fondamentale.
Non è sempre così, tuttavia: si è visto che i dislessici si trovano meglio con un e-reader che con la carta, probabilmente perché il dispositivo consente di impaginare il testo in righe corte che facilitano la scansione delle frasi.
Queste ricerche offrono insomma spunti importanti per chiunque progetti una pubblicazione su qualunque supporto e sono un monito a non abbracciare ciecamente la tecnologia pensando che il passaggio allo schermo sia inevitabile e che la vecchia carta vada buttata via. Perlomeno non prima di averne catturato tutti i trucchi cognitivi che ci può offrire.
Non date la colpa al fatto che non siete “nativi digitali” e siete stati abituati da bambini a usare la carta, mentre lo schermo è arrivato dopo e quindi è meno naturale: la stessa differenza è stata notata anche fra i giovani.
È stato osservato ripetutamente, a livello di ricerca, che su uno schermo la velocità di lettura e la profondità di comprensione del testo sono inferiori rispetto alla carta: un dato che impensierirà chi vede il tablet sostituire il libro di testo nelle scuole. Nel corso degli anni, con il miglioramento della qualità e leggibilità degli schermi, la differenza si è ridotta, ma il problema rimane.
Una possibile spiegazione, riassunta su Discover, è che la lettura non è un processo astratto di semplice ingestione di parole: il suo contorno influisce sui processi cognitivi. Per esempio, si è visto che un font poco leggibile paradossalmente migliora la comprensione del testo. È come se il cervello, facendo fatica a leggere le lettere, si attivasse maggiormente per capire meglio anche il senso di quelle lettere. Invece un testo scritto in un font ad alta leggibilità viene analizzato più superficialmente.
Inoltre si sostiene che un libro cartaceo offre stimoli sensoriali che mancano quando si usa uno schermo: il suo peso lo rende subliminalmente più importante rispetto a una pagina eterea sullo schermo di un tablet, il suo spessore ci dice a che punto siamo del testo e la sua suddivisione in pagine fisiche ci offre una chiara mappa spaziale delle informazioni. Sappiamo tutti come si sfoglia un libro, perché c'è uno standard unico: per contro, manipolare uno schermo, con i suoi comandi non sempre intuitivi e differenti da un dispositivo all'altro, è una distrazione che ostacola la comprensione. L'interfaccia standardizzata e intuitiva, insomma, è fondamentale.
Non è sempre così, tuttavia: si è visto che i dislessici si trovano meglio con un e-reader che con la carta, probabilmente perché il dispositivo consente di impaginare il testo in righe corte che facilitano la scansione delle frasi.
Queste ricerche offrono insomma spunti importanti per chiunque progetti una pubblicazione su qualunque supporto e sono un monito a non abbracciare ciecamente la tecnologia pensando che il passaggio allo schermo sia inevitabile e che la vecchia carta vada buttata via. Perlomeno non prima di averne catturato tutti i trucchi cognitivi che ci può offrire.
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