sabato 24 gennaio 2015




Il 5 Febbraio prenderà il via lo "Sportello di ascolto psicologico", attivato presso il liceo Niccolò Macchiavelli di Roma.
Personalmente sarò presente nella sede di via dei Sabelli un giovedì sì ed uno no, dalle 9.00 alle 11.00, mentre la collega, Dr.ssa Teresa Scicchitano, "presidierà" la sede di via Giovanni da Procida. 
Lo sportello di ascolto si rivolge ai ragazzi iscritti al liceo e svolge attività di consulenza e sostegno.
Un grazie di cuore alla Preside Elena Zacchilli, ed alle prof.sse Maria Monica Lizzano e Roberta Sarti per la grande disponibilità e professionalità!

Il multitasking ci cambia il cervello (Pt.1)

da "Italiasalute.it" 

Il multitasking ci cambia il cervello


Struttura cerebrale modificata dall'uso dei nuovi strumenti




I nuovi strumenti tecnologici che usiamo per la comunicazione e per il tempo libero avrebbero un effetto maggiore di quanto pensiamo sul nostro cervello. L'uso di smartphone, tablet e computer, secondo una ricerca pubblicata su Plos One da un team dello University College London e dell'Università del Sussex, produrrebbe una diminuzione nella densità della sostanza grigia cerebrale.
La diminuzione della sostanza grigia che colpisce la regione del cervello nota come corteccia cingolata anteriore, potrebbe non essere del tutto una cattiva notizia.

Gli scienziati hanno sottoposto a risonanza magnetica funzionale 75 giovani adulti in salute che avevano risposto a un questionario su quanto e come utilizzano i dispositivi multimediali più recenti, e poi quelli “tradizionali” come la tv e la carta stampata. È stato analizzato anche il ricorso a una serie di applicazioni come i social network, i social network, i servizi di messaggistica, i videogiochi e la navigazione su internet.

Dalle risonanze è emerso che l'utilizzo quotidiano di un numero elevato di dispositivi multimediali ha creato una riduzione della sostanza grigia in quella regione che è preposta alle funzioni di controllo emotivo.
Uno degli autori della ricerca, il dott. Kepkee Loh, commenta: “essere 'multitasking' sta diventando sempre più diffuso nella nostra vita. Il nostro studio è il primo a rivelare i legami tra i nuovi media digitali e la struttura del cervello. Questa potrebbe essere modificata anche da una prolungata esposizione del cervello a nuovi ambienti ed esperienze, come accade con i dispositivi multimediali. I percorsi neurali e le sinapsi possono cambiare a causa di nuovi stimoli esterni”.
Ma il rapporto potrebbe anche essere inverso, vale a dire che le persone con una sostanza grigia meno sviluppata sin dalla nascita hanno un minor autocontrollo e una maggiore impulsività, elementi associati alla curiosità nei confronti delle nuove tecnologie
.
Questo assottigliamento è in fin dei conti positivo o negativo? Non si può stabilire con esattezza, dal momento che entrambi gli eccessi – troppo o poco autocontrollo – risultano dannosi.
Quel che è certo è che l'interesse verso la tecnologia, quando non diventi una sorta di dipendenza, ha un effetto “immunizzante” nei confronti delle malattie neurodegenerative dal momento che il cervello rimane sempre molto stimolato.



Un'altra ricerca della Carroll School of Management di Boston firmata da Adam Brasel e James Gips pone invece dubbi sugli effetti prodotti dal multitasking, sentenziando che non può che distrarre. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori – che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking –hanno registrato lo sguardo di un gruppo di volontari che utilizzavano contemporaneamente televisione e computer, senza alcun vincolo. Spiega Brasel: “ci aspettavamo che l'utilizzo simultaneo di questi due mezzi portasse a una riduzione dell'attenzione, ma non credevamo fino a questo punto. In 27 minuti i volontari in media hanno spostato 120 volte gli occhi da uno schermo all'altro, senza peraltro rendersene conto: quando abbiamo chiesto loro quante volte erano passati dalla TV al Pc e viceversa, hanno dichiarato di averlo fatto una quindicina di volte al massimo. Dieci volte meno rispetto a quanto era accaduto in realtà. E pur togliendo gli sguardi rapidi, di durata inferiore a un secondo e mezzo, restano comunque 70 cambi di attenzione nella mezz'ora di test”.
Stando a quanto afferma un'altra ricerca, questa volta francese, l'organo che garantisce tutte le nostre attività non riuscirebbe a pensare o a compiere più di due azioni per volta. Quantomeno non riuscirebbe a farlo senza scadere nella mediocrità.

A sostenerlo, ricercatori guidati da Sylvain Charron dell’Institute National de Santé et de la Recherche Medicale e da Etienne Koechlin dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi, i quali hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla prestigiosa rivista Science.

Correre dietro a decine di cose – scrivere una mail, rispondere al telefono, ascoltare musica – nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, con il risultato che molte cose e informazioni ci scivolano addosso senza incidere in profondità.
Secondo i ricercatori francesi, che hanno chiesto a un gruppo di volontari di adempiere a un compito e in seguito a due compiti simili nello stesso tempo, tutto ciò è innaturale e dannoso per il nostro cervello. Osservati durante lo svolgersi dell’esperimento attraverso la risonanza magnetica, i volontari hanno mostrato come una semplice mansione coinvolgesse diverse zone neurali di entrambi gli emisferi, mentre dovendo far fronte a due compiti diversi, il cervello si divideva a metà, dedicando ad ogni compito un emisfero. La parte che si occupa delle funzioni esecutive, il lobo frontale, non può sostenere più di due azioni nello stesso istante.

I neurologi francesi, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Science, affermano: “il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento”.

Ciò spiega, secondo Keochlin, “perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme. Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale”. Il principio è valido anche per il pensiero e non solo per le azioni e quindi sarà meglio pensare e fare una cosa alla volta per bene, che più cose male. Com’è noto, la quantità influenza la qualità.

Il multitasking ci cambia il cervello (Pt.2)

da "Il Corriere della Sera Salute"


Tutti i modi con cui il multitasking ci rovina (davvero) il cervello


Il Quoziente Intellettivo si abbassa anche di 10 punti. ll neuroscienziato Daniel J. Levitin esamina gli «effetti collaterali» del sovraccarico di stimoli da email, sms e social






di Ruggiero Corcella


I cantori delle meraviglie del multitasking sono avvisati: l’epopea del fare tutto e possibilmente in contemporanea non è cosi mitica come si crede. Non lo è almeno per il nostro cervello. Non è la prima volta che gli studi scientifici si occupano — e si preoccupano — degli effetti collaterali del sovraccarico di stimoli e di richieste sulla nostra “centrale di controllo”. Adesso lo ribadisce il neuroscienziato Daniel J. Levitin , direttore del Laboratory for Music, Cognition and Expertise alla McGill University e autore del libro “The Organized Mind: Thinking Straight in the Age of Information Overload.” (“La mente organizzata: restare lucidi nell’era dell’eccesso di informazione”, ndr) in un articolo pubblicato sulle pagine scientifiche del quotidiano britannico The Guardian: il multitasking ci rende meno efficienti e comporta un vero e proprio esaurimento delle funzioni cerebrali. «Stiamo facendo i lavori di 10 persone diverse, cercando anche di tenere il passo con la nostra vita, i nostri figli e genitori, i nostri amici, le nostre carriere, i nostri hobby, e le nostre programmi televisivi preferiti», scrive Levitin.


Non siamo giocolieri esperti


È ormai esperienza quotidiana:non c’è momento della nostra giornata in cui non “messaggiamo”, leggiamo la posta, “chattiamo” sulle varie piattaforme messe a disposizione dalla tecnologia. «Ma c’è un unico neo — ci spiega il professor Levitin— . Anche se pensiamo di fare diverse cose contemporaneamente, questa è una illusione potente e diabolica. Earl Miller, un neuroscienziato del MIT e uno dei massimi esperti mondiali di attenzione divisa, dice che il nostro cervello “non è cablato bene per il multitasking ... Quando la gente pensa di fare multitasking, in realtà sta solo passando da un compito a un altro molto rapidamente . E ogni volta che lo fa, c’è un costo cognitivo». Quindi non stiamo in realtà tenendo un sacco di palle in aria come un giocoliere esperto, assomigliamo piuttosto a un dilettante scarso che fa girare i piatti, passando freneticamente da un compito all’altro, ignorando quello che non è proprio davanti a noi, ma preoccupati che crollerà da un momento all’altro. Anche se pensiamo che stiamo facendo un sacco di cose, ironia della sorte, il multitasking ci rende palesemente meno efficienti».


Il circolo vizioso della dopamina


I meccanismi innescati dall’attività frenetica giocata su più “tavoli” sono stati ampiamente studiati .« Si è visto che il multitasking aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, e di adrenalina, l’ormone del “lotta o scappa”, che può stimolare eccessivamente il cervello e causare annebbiamento o pensieri disturbati — racconta Levitin —. Il multitasking crea un circolo vizioso di dipendenza dalla dopamina, premiando effettivamente il cervello a perdere la concentrazione e a cercare stimoli esterni. A peggiorare le cose, la corteccia prefrontale ha una “distorsione da gadget”, il che significa che la sua attenzione può essere facilmente distratta da qualcosa di nuovo - gli oggetti luccicanti proverbiali che usiamo per invogliare i bambini, cuccioli e gattini. L’ironia qui per quelli di noi che stanno cercando di mettere a fuoco tra le attività in concorrenza è chiaro: la regione del cervello di cui abbiamo molto bisogno di fare affidamento per rimanere concentrati sul compito è facilmente disturbata. Rispondere al telefono, cercare qualcosa su internet, controllare la posta, inviare un Sms: e ognuna di queste cose modifica i centri del cervello deputati alla ricerca della novità e della ricompensa, provocando uno scoppio di oppioidi endogeni tutto a scapito della nostra concentrazione sul compito da svolgere».


L’ info-mania rende meno intelligenti


Secondo l’autore , anche la semplice opportunità di fare più cose contemporaneamente è dannosa per le prestazioni cognitive. «Glenn Wilson, ex docente a contratto di psicologia presso Gresham College di Londra, lo chiama info-mania . La sua ricerca — scrive Levitin — ha scoperto che trovarsi in una situazione in cui si sta cercando di concentrarsi su un compito e si ha una e-mail non letta nella posta in arrivo, può ridurre il QI (Quoziente Intellettivo) effettivo di 10 punti. E anche se le persone attribuiscono molti benefici per la marijuana, tra cui una maggiore creatività e riduzione del dolore e lo stress, è ben documentato che il suo ingrediente principale, il cannabinolo, attiva i recettori cannabinolici dedicati nel cervello e interferisce profondamente con la memoria e con la nostra capacità di concentrarsi su diverse cose contemporaneamente. Wilson ha mostrato che le perdite cognitive da multitasking sono ancora superiori alle perdite cognitive dei fumatori di cannabis».


Le informazioni «deviate»


Levitin cita poi Russ Poldrack, neuroscienziato a Stanford, secondo il quale nel processo di apprendimento mentre si fa multitasking le nuove informazioni sono dirette verso la parte sbagliata del cervello. «Se ad esempio gli studenti studiano e guardano la TV allo stesso tempo — racconta Levitin —, le informazioni acquisite dai loro compiti si indirizzano al corpo striato, una regione specializzata nella memorizzazione di nuove procedure e competenze, non di fatti e idee. Senza la distrazione della TV,invece, le informazioni raggiungono l’ippocampo, dove vengono organizzate e classificate in una varietà di modi, rendendo più facile recuperarle. Earl Miller del Massachusetts Institute of Technology aggiunge, «La gente non può fare multitasking molto bene, e quando dice che possono, stanno illudendo se stessi. E si scopre che il cervello è molto bravo in questo business dell’illusione» .


I costi sul metabolismo


Poi ci sono i costi metabolici . Chiedere al cervello di spostare l’attenzione da un’attività all’altra costringe la corteccia prefrontale e il corpo striato a bruciare il glucosio ossigenato, lo stesso combustibile du cui hanno bisogno per restare concentrati sui compiti . «E il tipo di spostamento rapido e continuo che operiamo con il multitasking — spiega Levitin —fa sì che il cervello bruci il combustibile così rapidamente che ci sentiamo esausti e disorientati dopo anche per breve tempo. Abbiamo letteralmente impoverito i nutrienti nel nostro cervello. Questo porta a compromessi in termini di prestazioni cognitive e fisiche. Tra le altre cose, il cambiamento ripetuto dei compito porta ad ansia, che aumenta i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress nel cervello, che a sua volta può portare a un comportamento aggressivo e impulsivo. Al contrario, la concentrazione sul compito è controllata dal cingolo anteriore e dal corpo striato, e una volta che attiviamo la modalità esecutiva centrale, rimanere in quello stato comporta un minore utilizzo di energia rispetto al multitasking e di fatto riduce la necessità di glucosio per il cervello». Uno studio del 2013 condotto dalla Michigan State University aveva già messo in guardia sulla possibile associazione del multitasking digitale ad ansia e depressione, senza però chiarire se sia il disagio psicologico a portarci a cercare distrazione nel sovraccarico digitale o siano tablet e cellulari a provocare il malessere.


Il corto circuito delle decisioni


C’è poi il problema delle decisioni da prendere che nel multitasking viene amplificato a dismisura causando una specie di corto circuito. «Questa incertezza — afferma Levitin— manda in tilt il nostro rapido sistema di categorizzazione percettiva, è causa di stress, e porta al sovraccarico di decisione. Si scopre che il processo decisionale ha un impatto anche sulle risorse neurali e che le piccole decisioni sembrano prendere tanta energia quanto quelle grandi . Una delle prime cose che perdiamo è il controllo degli impulsi. Si innesca rapidamente uno stato di impoverimento in cui, dopo aver preso un sacco di decisioni senza senso, rischiamo di finire con il decidere davvero male su qualcosa di importante». Questo vale per le email, ormai dilaganti, e a maggior ragione per gli Sms che creano una dipendenza più sottile. «Si risponde e ci si sente ricompensati per aver portato a termine un compito (anche se questo compito era del tutto sconosciuto a solo 15 secondi prima). Ognuno di questi Sms trasporta un “proiettile” di dopamina».


Una ricompensa buona da morire


I topi lo hanno dimostrato molto bene. « In un famoso esperimento — sottolinea Levitin — , i miei colleghi della McGill Peter Milner e James Olds, entrambi neuroscienziati, hanno piazzato un piccolo elettrodo nel cervello dei topi, in una piccola struttura del sistema limbico chiamata nucleo accumbens. Tale struttura regola la produzione di dopamina ed è la regione che si “illumina” quando i giocatori d’azzardo vincono una scommessa, i tossicodipendenti prendono la cocaina, oppure quando si ha un orgasmo. Olds e Milner lo hanno chiamato il centro del piacere. Una leva nella gabbia permette ai topi di inviare un piccolo segnale elettrico direttamente ai loro nucleo accumbens. Ebbene ai topi piaceva a tal punto da non fare nient’altro. Hanno dimenticato del tutto di mangiare e dormire. Molto tempo dopo avevano fame e hanno ignorato il cibo gustoso in cambio della possibilità di premere quella piccola leva cromata; hanno anche ignorato il sesso. I ratti appena premuto la leva più e più volte, fino a che sono morti di fame e di stanchezza. Ci ricordano qualcosa? Un uomo di 30 anni è morto a Guangzhou (Cina) dopo aver giocato i videogiochi ininterrottamente per tre giorni . Un altro uomo è morto a Daegu (Corea) dopo aver giocato ai videogiochi quasi ininterrottamente per 50 ore, bloccato solo perché è andato in arresto cardiaco» .


Twitter e Facebook


Strumenti come Twitter o Facebook agiscono alla stessa maniera. «Ogni volta che inviamo una e-mail in un modo o nell’altro, proviamo un senso di realizzazione, e il nostro cervello riceve un pizzico di ormoni-i ricompensa che ci dicono abbiamo realizzato qualcosa — conclude Levitin — . Ogni volta che controlliamo un o “tweet” su Twitter o un aggiornamento di Facebook, incontriamo qualcosa di nuovo , ci sentiamo più connessi socialmente e otteniamo un’altra cucchiaiata di ormoni -ricompensa. Ma ricordate, è la parte muta e sempre affamata di novità del cervello che guida il sistema limbico, a indurre questa sensazione di piacere, non i centri del pensiero di livello superiore posti nella corteccia prefrontale. Non commettete errori: controllare email-, Facebook- e Twitter costituisce una dipendenza neurale».

Smart Family Liguria

Nonostante la febbre a 39 e oltre, eccoci di ritorno dalla Liguria!
La Spezia, Sestri Ponente, Voltri, Rossiglione, Sassello...
Ringrazio i dirigenti, i referenti, i genitori e naturalmente i ragazzi per la splendida esperienza!

...ora l'ultima tappa il 28 Gennaio: si torna a Foggia!